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COME USCIRE DALLA CRISI ECONOMICA
Strade obbligate per la ripresa

Far ripartire l'economia è nelle intenzioni dell'intero gotha economico e politico italiano ma i dati recepiti in questi ultimi anni ci danno un un unico verdetto: la situazione peggiora giorno per giorno. Il fallimento delle opere fin qui intraprese è scritto sulla staticità dei salari e della crescita della produzione, nelle migliaia di aziende medio/piccole che ogni giorno chiudono, sulla disoccupazione e la cassa integrazione che aumentano vertiginosamente. Tutto ciò nel momento in cui ci troviamo sulla soglia di una forte fase inflattiva confermata dalle previsioni di forte aumento delle materie prime e del petrolio. Chi dice che la ripresa è iniziata mente, oppure fa riferimento al comparto bancario che incomincia momentaneamente a respirare dopo gli aiuti ricevuti dai governi e dalle istituzioni internazionali.

Questa situazione di Depressione Economica si acuirà se nessuno prenderà urgenti provvedimenti,   il che significa sganciare l'idea di ripresa dagli errori/orrori commessi fino ad ora. Bisogna umilmente ammettere che le idee neoliberiste, tutt'ora in voga,  della liberalizzazione economica (globalizzazione) e delle privatizzazioni, hanno totalmente fallito. Invece di creare benessere per l'intera umanità hanno generato l'opposto: la concentrazione della ricchezza o il valore prodotto dall'intera collettività, nelle mani di pochi, circa il 10% della popolazione. Hanno invece ridotto in assoluta povertà il 20% della popolazione, un altro 30% si avvia a tale destino, un altro 20% che mantiene le proprie posizioni ma non si sa fino a quando ed un altro 10% che aspira ad entrare nell'olimpo dei Super Ricchi! Chi oggi promette la ripresa concedendo ulteriori privatizzazioni come quella dell'acqua o della produzione di energia attraverso mega impianti, vuole riportare il paese ai tempi del medio evo dove si pagavano le gabelle persino per camminare!!! Dare in mano ai Grandi Privati e alle Multinazionali le risorse da cui dipende la sussistenza dell'intera società è un crimine contro l'intero creato. Questa è la prima deriva da evitare, essa sta portando l'Italia ed il Pianeta verso una "Dittatura Economica".

L'altra cosa da evitare è di pensare che la pratica del buon Keynes di finanziare con i soldi dello Stato direttamente le aziende, con la speranza o la certezza che tale pratica  creerà occupazione, è oggi un'illusione nata morta!! Attualmente, le aziende che incassano gli aiuti, vanno a produrre all'estero come stanno facendo la FIAT o l'ALCOA in Sardegna.  Prima hanno goduto degli incentivi statali, poi annunciano di chiudere e riaprire all'estero lasciando senza salario migliaia di famiglie dicendoci in faccia che questa è la legge del mercato!! E' altrettanto demenziale pensare, come sta facendo il Governo attuale, che elargendo grandi sovvenzioni ai "Soliti Privati" per la costruzione di Inceneritori o Centrali Nucleari, a sua volta creeranno occupazione quando, in questo settore, le tecnologie e le macchine permettono di fare il lavoro di migliaia di braccia e teste. L'enorme intervento in risorse economiche dello Stato in questi settori non solo arricchirà i soliti "Pochi Noti" ma rischia di portare il Paese al collasso, aumentando il già enorme debito pubblico!!!

Per uscire dalla crisi le soluzioni ci sono ma è prioritario che le riforme abbiano un unico obbiettivo: LA RIDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA!! Quest'obbiettivo è necessario per ricreare sia l'aumento del potere d'acquisto della maggioranza della popolazione, sia l'aumento della produzione. Qualsiasi riforma che non preveda questa impostazione continuerà a far precipitare l'Italia nel baratro della stagnazione economica.

ALCUNI ESEMPI:

MATERIE PRIME DAL RICICLAGGIO.
Per  aumentare la produzione e l'occupazione lo stato deve garantire "in primis" la stabilità sul costo delle materie prime e dell'energia per avere margini competitivi sui mercati. Siamo tutti concordi con il fatto che chi controlla il mercato globale delle "commodities" sono colossi finanziari che non rendono conto a nessun Governo, ma non è detto che l'amministrazione pubblica non possa far nulla per contrastare il controllo dell'intera filiera produttiva dettando prezzi, costi e convenienze di mercato togliendo il monopolio alle multinazionali del settore. L'industria del riciclaggio ha dato continue risposte innovative di come dai rifiuti  si possono ottenere nuove materie prime per ricreare nuovi cicli produttivi. Come dice Paul Connett docente universitario americano:"I rifiuti non sono un problema tecnologico ma un problema di progettazione industriale". E' ora che il mondo politico e chi ci governa faccia scelte precise ed inequivocabili sul riciclaggio: "Zero Waste", "Rifiuti Zero"che come scelta strategica ha la necessità di riprogettare l'intero sistema sociale e industriale secondo un modello a catena chiusa o modello circolare, analogo a quello che possiamo ritrovare in natura.  Selte di politica industriale come quella degli inceneritori (termovalorizzatori) alimentati con i rifiuti urbani potrebbero essere pagate a caro prezzo dal nostro Paese visto l'instabilità dei mercati delle materie prime. Alimentare  questo tipo di scelte economiche significa distruggere, mandare in fumo, risorse e materie prime che possono
essere riutilizzate per la produzioni di nuovi beni di consumo. Poli industriali dismessi come Marghera, Taranto, Portovesme/Portoscuso ed altri dovrebbero essere rilanciati attraverso forti investimenti in moderni impianti di  riciclaggio dove si potranno ricreare le materie prime dai rifiuti. Ogni Regione, ogni Provincia d'Italia dovrebbe avere i suoi impianti di raccolta. Questo tipo di scelte porterebbero all'obbligatorietà per tutti i Comuni di fare una raccolta differenziata spinta necessaria per mantenere alta la capacità produttiva di questi impianti. Nessun tipo, nessun sistema di aumentare la capacità di riciclo dovrebbe essere lasciata al caso, il supporto alla ricerca in questo ambito dovrebbe essere massimo. Contestualmente, una campagna di sensibilizzazione dei cittadini a questo tipo di scelte deve essere appoggiato dalle amministrazioni pubbliche ad ogni livello.

CONVERTIAMO LE AZIENDE IN CRISI IN COOPERATIVE.
Il Governi e tutte le parti sociali in campo oggi hanno un dovere primario:  fermare la chiusura delle aziende in crisi e difendere i posti di lavoro.  Un sistema deve garantire non solo la produttività, la competitività o i profitti di qualcuno in particolare, ma fondamentalmente nella sfera socio economica  il cambiamento sta nel garantire a tutti le minime necessità e dare la possibilità a tutti di aumentare il proprio potere d'acquisto.
Nel sistema Prout www.prout.it questo principio viene realizzato attraverso un metodo ben preciso di socializzazione del sistema economico attraverso la cooperazione coordinata una vera alternativa a capitalismo e comunismo. Quindi lo scopo di un'economia non dovrebbe essere solo <permettere alle imprese la soddisfazione delle proprie aspettative economiche> ma di promuovere uno sforzo congiunto indirizzato al miglioramento delle condizioni di vita di tutti i lavoratori.

A Castelfranco Veneto provincia di Treviso, la FERVET, un'azienda metalmeccanica è stata commissariata, nonostante abbiano commesse per ancora due anni!! L'azienda è piena di debiti e le banche non fanno più credito. I lavoratori hanno proposto di rilevare l'azienda trasformandola in cooperativa, rendendosi disponibili anche ad investire parte del TFR. Si sono girati tutti dall'altra parte, incluso il ministro Sacconi che recentemente ha visitato l'azienda dicendo: vi aiuteremo. Con la cassa integrazione e poi la mobilità?  Ma se quei soldi li desse per realizzare la proposta fatta dai lavoratori non avremmo tutti un problema in meno? La richiesta di socializzazione di alcuni comparti economico produttivi è una proposta concreta per uscire dalla Depressione Economica che soffoca il nostro Paese.  Una delle strategie di politica economica da adottare per il superamento della crisi dovrebbe essere l'emanazione di un Decreto Legge che garantisca la possibilità ai dipendenti sotto la tutela ed il controllo del Governo Nazionale e Locale,  di acquisire la proprietà della loro azienda in crisi . La riappropriazione da parte della gente del lavoro e delle potenzialità economiche, del proprio territorio, delle tradizioni e culture locali sono conseguenti a questa nuova forma di cooperazione: la Cooperazione Coordinata.

Questa strategia va utilizzata anche per rafforzare il nostro sistema produttivo artigiano che ha come peculiarità aziende molto piccole e per questo poco competitive nel mercato. La Cooperazione Coordinata va utilizzata  per consorziare, soprattutto in agricoltura, edilizia,  nella produzione alimentare ed in altri comparti produttivi di prima necessità, piccole aziende che in questa maniera potranno risparmiare sui servizi, sui macchinari, ecc.. La cooperazione permetterà di migliore la combinazione tra efficienza produttiva, incentivi e soddisfazione dei soci lavoratori.  Il governo dovrebbe prevedere incentivi in forma di defiscalizzazione,  di know how, talvolta  anche in forme più dirette nelle zone più depresse del Paese per quei piccoli produttori che decidono di migliorare le loro condizioni a favore di un progetto collettivo.

RIFORMA FISCALE
Per affrontare la crisi economica in atto è sicuramente necessaria una riforma fiscale. La proposta di alcuni politici di Federalismo Fiscale come riforma capace di affrontare la Depressione Economica è priva di fondamento. Il trasferimento di alcune competenze in ambito fiscale ed economico agli Enti Locali è sicuramente necessaria ma non risolverebbero i tre problemi fondamentali del Fisco Italiano: sperequazione fiscale, evasione ed elusione fiscale, eccessiva burocrazia. Anzi i mali della nostra finanza pubblica (clientelismo, corruzione e sperpero, burocrazia) rischiano di allargarsi se si incappa in cattive Amministrazioni Locali. Invece si dovrebbe passare al più presto ad una tassazione che liberalizzi dalla pressione fiscale salari e aziende attraverso una diminuzione progressiva delle imposte dirette, aumentando invece, la pressione su quelle indirette come Iva, patrimoni, ecc. Come dimostra lo studio sull'argomento, http://www.democraziaeconomica.it/articolo/art0299.htm caricare il peso fiscale sull'IVA a partire dalle materie prime permette non solo una semplificazione dei controlli sull'evasione fiscale, ma contribuirà a far sì che la tassazione sia maggiormente distribuita e pagata da tutti, permettendo allo Stato di aumentare le entrate, visto che diminuiranno gli evasori.

Barak Obama ha appena iniziato la campagna contro i "derivati", gli investimenti speculativi di borsa che tutti oggi concordano a riconoscere come una delle cause della Crisi Economica. Noi  lo abbiamo detto 8 anni fa  http://www.unmondopossibile.net/articolo/art0016.htm lo riportiamo qui pari pari sperando che qualche governate lo noti...
"Vanno anche apportati dei rigidi controlli sulle transazioni finanziarie in special modo con l'estero. Va aumentata la pressione fiscale sugli investimenti speculativi e le transazioni di capitali in uscita dal Paese. Vanno aumentate le pene detentive e pecuniarie per i reati di evasione fiscale,falso in bilancio, concussione. Va ridisegnata la legislazione sul conflitto d'interessi. Lotta senza quartiere ai paradisi fiscali. Il risanamento del debito pubblico dev'essere accollato a chi lo ha creato e contemporaneamente ne ha tratto beneficio: la parte più ricca di questo Paese."
Non dimentichiamoci che la Grecia, oggi in bancarotta, è molto più vicina di quello che pensiamo e anche se di mezzo c'è il Portogallo, la Spagna e...forse qualcun Altro, se non si fanno i cambiamenti strutturali sul nostro sistema economico, gli speculatori prima, poi la disperazione di milioni di Italiani, prenderanno il sopravvento.

2010-05-03 Dante Nicola Faraoni


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