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SPERIAMO CHE FIAT SE NE VADA

di Dante Nicola Faraoni
Tra pochi giorni ci sarà il referendum alla Mirafiori sulla proposta Marchionne. Questo appuntamento elettorale è senz'altro molto più importante delle prossime elezioni politiche perché si andrà a tastare il polso a quella classe operaia, parte di quella classe media, che più di tutti hanno subito la globalizzazione e la sua conseguente crisi economica planetaria.

Oggi un lavoratore salariato deve rinunciare a parte dei suoi doveri famigliari, a parte del suo tempo libero per occuparlo a guadagnarsi il minimo necessario per la sua sopravvivenza che delle volte non è sufficiente ad arrivare alla quarta settimana. Tutto ciò con la spada di Damocle del mutuo o del prestito, delle spese per la scuola dei figli, delle medicine,  dell'aumento delle bollette, dell'assicurazione, delle tasse, insomma degli imprevisti che ogni giorno il nostro sistema ci propone.

Tutto questo Marchionne lo sa e indice un referendum dando la parola ai lavoratori per il Si o per il NO. Inizia e finisce la sua campagna elettorale dicendo "accettate questi accordi oppure vi chiudo la fabbrica".  Un ricatto, una intimidazione ben precisa fatta con la freddezza di colui che ha il coltello dalla parte del manico fatta da uno che da queste operazioni non è che non ci guadagna niente.

Marchionne è un singolo essere umano che guadagna in un anno quello che riescono a portare a casa i 6700 lavoratori della Mirafiori . Nel 2010, benché non sia stato un anno di grandi profitti per la Fiat, si è portato a casa  100 milioni guadagnati con le stock option. Un po' come i vari grandi manager di Wall Street  e delle grandi multinazionali che anche in periodo di crisi si portavano  a casa milioni di dollari in dividendi mentre milioni di persone perdevano il lavoro o erano costrette a stipendi da fame per sopravvivere. Non è a questi speculatori che assomiglia l'Amministratore Delegato di Fiat? Mi domando se in questo Paese esiste ancora il buon senso o un minimo di COSCIENZA SOCIALE.

Voi credete che queste scelte ci porteranno fuori dalla crisi? Voi credete che persone come Marchionne possano far ripartire l'economia? Possiamo dare fiducia a quelle persone che utilizzano gli stessi mezzi speculativi che ci hanno  portato a questo sfascio economico? Non sono bastati 20 anni di globalizzazione economica e finanziaria dove il 70% della popolazione mondiale ha subito l'impoverimento del proprio status socio economico, un 20% che ne ha beneficiato e il 10% che ha accumulato ricchezze tanto da potersi comprare Stati interi con i governi, le istituzioni e i loro abitati? Non è in sintesi L'ESTREMA CONCENTRAZIONE DI RICCHEZZA NELLE MANI DI POCHI la maggiore causa di questa catastrofe globale?

I nostri operai della FIAT avranno il coraggio, la dignità di dire basta a tale degrado? Forse SI forse NO ma quale sarà il futuro prossimo della casa automobilistica nata è già scritto. Se vince il SI la casa automobilistica avrà qualche anno di vita; se vince il NO si aprirà in anticipo la crisi dell'azienda ma si apriranno scenari possibili ad una riconversione industriale capace di garantire futuro certo ai lavoratori.

L'ipotesi maggiormente possibile è che vinca il SI e che gli operai inizino a costruire a Mirafiori il SUV Alfa Romeo per il mercato europeo. Siamo ragionevoli: con il mercato dell'auto che cala del 25% ogni anno, nel bel mezzo di una crisi che non finirà né quest'anno ne il prossimo, con i costi dei carburanti che aumentano, voi credete che la FIAT se la caverà con una Jeep??? Io non credo, e sono certo che di questo ne sono coscienti anche i vertici aziendali. Mentre sindacati, partiti politici opinione pubblica protestano perchè Marchionne crea una nuova company distaccata da Confindustria per dichiararsi fuori da accordi e contratti, intanto  il nostro buon Marchionne, si crea la possibilità di fare come Alitalia: mettere i debiti e l'immondizia sulla Bad Company e i tesori di famiglia (Agnelli) ed il resto che conta in una Good Company. Insomma la strategia di chi si prepara a chiudere bottega senza pagare i conti tanto poi ci pensa lo Stato  ad accollarsi il tutto sulle sue spalle tanto pagano i contribuenti.  Dimenticavo, gli stabilimenti di auto siti in Italia sono nell'immondezzaio della Bad Company, in quarantena, se guariscono bene altrimenti in discarica. Intanto servono al mercato azionario per dimostrare agli investitori che il Marchionne ha le palle e il valore sale, poi, con un click si fa un'operazione di scrematura, si spostano una parte dei capitali guadagnati sulla Good Company ( un'altra sul portafoglio di Marchionne) e avanti con la speculazione finanziaria. QUESTO E' IL MERCATO BELLEZZA! Qualcuno di voi crede che i lavoratori FIAT abbiano un beneficio da tutto ciò? O che il Si all'accordo salvi il loro posto di lavoro? Io non ci scommetterei un centesimo.

Se vince il NO si aprono nuovi scenari che non sono, solo economici ma anche sociali e politici: gli equilibri si romperanno. Ipotizzando che la FIAT lasci Mirafiori (non lo farà mai) quali contraccolpi avrà dal mercato italiano, quale sarà la risposta del consumatore alle angherie dei vertici della FIAT? Il dato sicuro è che l'azienda torinese da questa storia, in termini di immagine pubblica, ne uscirà con le ossa rotte. Un altro dato certo è che se scaricherà i lavoratori italiani, il gioco di bussare alle porte dello Stato per chiedere aiuti non gli sarà più possibile. In ogni caso la crisi della FIAT è inevitabile i debiti accumulati e la mancanza di scelte strategiche per il futuro, la scarsa competitività con la concorrenza in materia di innovazione, l'hanno già condannata. Questo non lo dico solo io ma è il mercato (gli esperti) che già ha tratto le sue conclusioni.

Il NO accelererà la crisi ma aprirà nuovi scenari di speranza per la grande azienda italiana. Se l'azienda subisce un tracollo in borsa ,ben venga, lo Stato faccia come ha fatto Obama per la Chrysler, il quale ha rilevato la maggioranza azionaria a bassissimo prezzo vendendone una parte ai sindacati e iniziando un processo di ristrutturazione. Sicuramente la ripartenza di un'azienda come la FIAT  ha i suoi rischi ma molto, molto minori di quelli che il piano Marchionne prevede.  Innanzi tutto non si dovrebbe fare l'errore che ha fatto Obama di allearsi con uno come Marchionne, ma all'azienda americana gli serviva il Know-How che la FIAT ha, cioè come produrre piccole macchine a basso consumo, quello in Italia già c'è. Se la Renault, azienda a partecipazione Statale, sta lanciando sul mercato la macchina elettrica credete che noi non possiamo fare di meglio? O forse è troppo osè pensare che lo Stato abbia partecipazione in FIAT come per Renault?

CREDETEMI, se la FIAT abbandonasse la produzione di auto in Italia sarebbe la fortuna dei Metalmeccanici Italiani specialmente se le scelte economiche del settore si indirizzassero verso una politica re-distributiva dando la possibilità ai lavoratori di entrare a far parte della proprietà dell'azienda in qualità di soci azionisti. Il NO all'accordo Marchionne non è a mio avviso soltanto l'ovvia difesa dei diritti dei lavoratori come dice la FIOM, ma l'accelerazione di quel processo di Democrazia Economica necessario per uscire dalla crisi. Il passare da una situazione di conflitto sociale al controllo e alla gestione dei mezzi di produzione da parte dei lavoratori necessari non solo per mantenere i diritti  ma anche la sicurezza del proprio posto di lavoro sancita negli articoli 46; 47; 48 della nostra Costituzione.

2011-01-11 Dante Nicola Faraoni


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