ALLARGAMENTO UE: UN DISASTRO ECONOMICO
Allargamento UE: un disastro economico
In un periodo di disgregazione del tessuto socio-economico l'allargamento dell'Europa ad Est può sfociare in un disastro di vaste proporzioni. L'Europa è legata alle regole internazionali della globalizzazione economica volute da WTO, FMI.
Uno dei grossi problemi generati dalla globalizzazione economica sostenuta da WTO, FMI, BM è l'estrema concentrazione dei capitali in mano a pochi soggetti e la conseguente mancata circolazione del denaro. Questo gap tra ricchi e poveri è aumentato negli ultimi 4 anni del 4%
Il WTO non è interessato a favorire la formazione di capitale per lo sviluppo agricolo e industriale di qualsiasi paese. E' proiettato a creare mercati per l'esportazione dei prodotti e a facilitare l'appropriazione delle loro risorse naturali, da parte delle multinazionali.
Questa non è la struttura mondiale di cui necessitiamo, una struttura mirata allo sviluppo di tutti i paesi e per tutti, ma una globalizzazione che ha come obiettivo lo sfruttamento di tutti i paesi in via di sviluppo e sviluppati, da parte delle oligarchie economiche mondiali.
Il WTO non aiuta in nessun paese la nascita di industrie e la produzione dei beni e prodotti di base per il sostentamento della popolazione. Spinge a trasformare le colture locali in colture per l'esportazione con tutti i rischi connessi, si oppone alla nascita di industrie locali basate sull'utilizzo di materie prime locali elemento essenziale per uscire dal sottosviluppo.
L'esportazione delle materie prime verso i paesi ricchi, impedisce il decollo dei paesi poveri.
I governi nazionali inoltre sono privi di potere decisionale e questo è contrario a tutte le regole di sopravvivenza.
Le regole del WTO in sono state scritte in 27.000 pagine di trattati, approvate senza discussione dal governo italiano, perché la firma dei trattati era un atto dovuto. (Fassino)
Aumenta la disoccupazione.
Importazioni: Abbiamo visto con stupore e preoccupazione, come a causa dell'eccessivo liberalismo economico molti prodotti che potrebbero bene essere prodotti in loco e dare lavoro ai nostri concittadini, oggi sono importati con benefici che vanno a pochi importatori o esportatori esteri, molto spesso le stesse multinazionali italiane.
Il criterio da adottare per monitorare il grado di sviluppo non è il livello di importazioni o esportazioni, ma il livello di produzione locale.
Delocalizzazione: Abbiamo visto con rammarico e frustrazione che le aziende italiane vanno a produrre all'estero dove tutto costa meno, per poi riportare i prodotti in patria. Quanti lavoratori italiani hanno perso il lavoro in questa delocalizzazione?
Perché il 'mercato' oggi controlla tutto? Dovrebbe esserci un equilibrio tra Mercato, Governo e Società Civile. Il mercato serve alla società civile, amministrata dal Governo, non viceversa.
La Competizione come soluzione?
Si parla di competizione. E' comprensibile la competizione all'interno di uno stesso paese dove vi sono pari condizioni di partenza e operative per tutte le aziende. E' difficile parlare di competizione equa tra paesi in cui da una parte vi è salario medio di 100? e da un'altra parte 1000? mensili. Non si può chiamare competizione, è solo convenienza scorretta? E' facile un'operazione di questo genere. Questa situazione è stata favorita dal liberalismo imposto dal WTO e FMI.
Non è sufficiente, perciò, che le produzioni italiane diventino 'competitive' e che si ricorra ai marchi DOP, DOC etc. Non è sufficiente, perché in presenza di un potere di acquisto in diminuzione non si guarda al prodotto marchiato, ma a quello che costa meno.
Ribaltare la filosofia fondante del WTO
Diventa necessario ribaltare la filosofia fondante del WTO e cioè che il liberalismo è in grado di portare benessere a tutti. Che il liberalismo economico porti benessere è una farsa, una bugia dei grandi lobbisti, allo stesso tempo è la naturale conseguenza del capitalismo, una volta, nazionale.
Che cosa è necessario allora per riportare un certo equilibrio tra domanda e offerta locale, potere di acquisto, lavoro e produzione? Ci sembrano essenziali alcune proposte:
· E' necessario ridurre la disoccupazione nella regione impedendo per legge le delocalizzazioni delle produzioni
· Non accettare le regole WTO che aumentano la disoccupazione locale
· Ripristinare un protezionismo temporaneo delle produzioni locali.
Dal liberalismo sfrenato alle Zone socio-economiche autosufficienti
Se questa è la situazione, diventa imperativo, per invertire l'attuale tendenza alla disgregazione del tessuto produttivo e sociale locale, realizzare delle zone socio-economiche autosufficienti per far fronte alle esigenze socio-economiche di base e non solo, della popolazione.
Questa proposta va contro i canoni espressi nei trattati WTO. Sapendo che le leggi sono fatte per il progresso degli esseri umani se qualche legge va contro tali interessi non meritano alcun rispetto. E' possibile sempre cambiarle. I grosso problema è che per cambiarle è necessario una proposta alternativa di grosso peso e una piattaforma unitaria che le presenti..
Per favorire la sopravvivenza dei cittadini di tutti i paesi è necessario mirare alla piena occupazione. Questa si può realizzare in una situazione di controllo locale della produzione e la salvaguardia delle produzioni locali.
Non solo è imperativo cambiare il modello economico: le cooperative, per i prodotti basilari, sono il migliore strumento per una più razionale distribuzione della ricchezza. FIAT, PARMALAT bene si adattano a questo tipo di produzione e responsabilità da parte di tutti i lavoratori.
L'idea errata di molti economisti, compreso anche Prodi, è che per la dinamicità dell'economia è necessario lo scambio, la libertà di movimento delle merci e dei capitali senza riguardo alcuno per l'equilibrio economico interno. Cuccia, aveva sostenuto l'importanza di difendere le grosse aziende italiane come perno dello sviluppo delle medie e piccole industrie, e lo stesso Prodi ha affermato che Cuccia aveva ragione, dopo venti anni non ci troviamo più una sola grossa azienda che sia controllata da italiani.
Si evince dalla storia economica, che la produzione locale di tutti i beni e servizi necessari ad un paese può creare un'economia florida e sufficientemente avanzata. L'esportazione o importazione può essere limitata a quei beni e servizi che non possono essere prodotti all'interno del paese stesso oppure a quei beni industriali ad alta tecnologia, che possono favorire l'ulteriore sviluppo economico.
Piena occupazione
La necessità di 'piena occupazione' comporta la reintroduzione di un protezionismo anche temporaneo per la salvaguardia dei prodotti locali. Un protezionismo temporaneo, come Bush fece per l'acciaio europeo, permetterebbe il raggiungimento del necessario livello di autosufficienza, di 'protezione' della produzione interna e quindi dell'occupazione e del potere di acquisto.
E' necessario inoltre, limitare le importazioni, perché non vi sia uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti. E il debito pubblico i fa sempre più pesante anche per i paesi sviluppati.
Allargamento della UE
Al momento l'allargamento della UE non sembra essere stata una mossa vincente. Si sono evidenziati in effetti, sulla scia dell'entusiasmo e di un progetto di rafforzamento del peso della UE in campo internazionale, i possibili benefici ma si è teso a dimenticare o non vedere i possibili problemi che questo passo comporta. Guardiamo alla Germania Ovest, dopo 14 anni dopo la riunificazione sta ancora soffrendo le conseguenze del peso economico e degli squilibri indotti dalla annessione della Germania Est. Squilibri dovuti al diverso livello di sviluppo dei due paesi.
Proposta:
Per i paesi dell'ex area sovietica si proponeva la costituzione di una Comunità Economica dei Paesi dell'Est.
La UE dovrebbe aiutare la sua crescita, e una volta che i diversi paesi hanno raggiunto gli standard della UE, unificare le zone economiche. Questo non comporterebbe nessun aggravio delle situazioni di entrambi i paesi.
Alcune conseguenze dell'allargamento:
Emorragia di capitali verso l'estero
Nell'Estonia uno stipendio medio è di 100? al mese, contro i 1000? in Italia. Produrre in Estonia costa molto poco, comperare casa costa pochissimo. Vi sarà movimento di lavoratori da questi paesi verso l'Italia e un emorragia di capitali italiani verso questi nuovi arrivati?
Delocalizzazione
Le nostre aziende potrebbero produrre in questi paesi tutto quello che oggi producono in loco, in territorio italiano, aumentando la disoccupazione locale.
Sussidi per l'agricoltura?
Per la nostra agricoltura il frumento che proviene dai paesi aggiunti costa 1/3 dei costi italiani.
La UE dovrebbe finanziare per l'agricoltura 350 miliardi di Euro invece dei 50 precedenti all'allargamento. In questi giorni la UE sta negoziando con gli altri paesi del WTO la possibile eliminazione dei contributi all'agricoltura, probabilmente per non dover sostenere questi costi.
Per ciò che riguarda i grandi sistemi:
Se da un lato il capitalismo sta fallendo i suoi obiettivi di benessere per tutti e ne abbiamo appurate alcune delle ragioni fondamentali, dall'altra il comunismo ha i medesimi obiettivi: la centralizzazione del potere economico in mano a pochi (allo stato).
E' necessario qui dare una nuova prospettiva alla teoria economica, una teoria economica che non può essere più fondata sui principi dell'arrivismo, dell'individualismo e dell'edonismo integrale classico del capitalismo delle origini. La società è un'insieme vivo con le sue peculiarità psichiche, obiettivi, vitalità e sentimenti e necessità collettive.
E' necessario nel considerare gli aspetti economici un equilibrio tra i diritti individuali e le esigenze collettive. Questo apre la strada ad un socialismo riformato dal carattere umanistico: un Neo-Socialismo che riprende le fila dal progetto socialista di Willy Brandt del 1951, con alcune midifiche sostanziali.
E' un Neo-Socialismo umanistico che può dare risposta alle aspirazioni di milioni di persone depauperate dei proprio diritto di vivere una vita dignitosa, in questa terra polverosa. Non un capitalismo riformato, che mantiene i suoi vizi asociali, nemmeno le idee comuniste di due secoli fa.
Sono titubante nell'affermare che la sola modifica della costituzione europea potrà portare ad un cambio di direzione, senza un intervento adeguato della società civile.
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