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Posto fisso o variabile?
Ai posteri l'ardua sentenza

Il Ministro Tremonti in questo periodo sta mostrando il volto rassicurante e alternativo del capitalismo italiano.
Qualcuno dice che siano le prove generali di successione al Premier, dichiarazioni di linee guida in materia economica e fiscale per disegnare il futuro del paese in caso di una defaiance del Primo Ministro.
In ogni caso, ha sorpreso che il Ministro Tremonti sia entrato a gamba tesa nella critica alla Globalizzazione, (normative internazionali per lo sviluppo globale), "che non fa per noi", afferma - allineandosi ai molti movimenti alternativi che da anni la criticano, per le sue perniciose conseguenze sul tessuto economico di ogni paese.

Sorprende come, a differenza di ciò che è sempre stato sostenuto sin dalla Legge Biagi, la flessibilità come molla dello sviluppo, non "sia un valore", forse per le nefaste conseguenze sull'occupazione, reddito, e capacità di sopravvivenza della popolazione sperimentate recentemente.
La Legge Biagi in effetti rifletteva solo la precaria situazione del lavoro creata dalla globalizzazione, e vi si adattava, ma non cambiava il sistema della produzione per dare lavoro a tutti.

"Io non credo che la mobilità sia di per sè un valore, credo che per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso sia la base su cui [ognuno] organizzi il proprio progetto di vita, crei la propria famiglia" afferma Giulio Tremonti, intervenuto a Milano ad un convegno sulla partecipazione dei lavoratori nell'azienda.

Una conversione sulla via di Damasco? Un abbaglio dei poteri forti? Espressione di una sensibilità nascosta del personaggio? Strategia del colpo al cerchio e alla botte? Comunque se le idee sono queste potremmo forse esserne contenti. Una domanda però viene spontanea: se le idee sono buone, vi è qualche possibilità di realizzarle, e per la loro realizzazione vi è eventualmente una strategia possibile e il potere di implementarle? Oppure i tempi non sono ancora maturi?

La sola loro enunciazione comunque potrebbe riflette un cambiamento della psicologia e dell'analisi economica. Niente male dopo una batosta finanziario-economica come quella recente...

Emma Mercegaglia, Presidente di Confindustria, ha criticato l'dea di Tremonti, dicendo che è necessaria anche la stabilitàà delle aziende, possibile attaverso la flessibilità del lavoro:
"Riteniamo che la cultura del posto fisso è un ritorno al passato non possibile, che peraltro in questo Paese ha creato problemi...Ovviamente - osserva la presidente degli industriali - nessuno è a favore della precarietà e dell'insicurezza in un momento come questo, così particolare".

Dovremmo fare un appunto sia alle dichiarazioni del Ministro dell'Economia Tremonti sia della Presidente degli Industriali Mercegaglia.

E' vero, forse il posto fisso ha portato ad un appiattimento dei rendimenti individuali nell'ambiente di lavoro, e ha creato problemi agli industriali nei momenti di crisi e di profondi cambiamenti sociali.

Dovremmo però considerare come la sopravvivenza di ogni cittadino italiano sia un diritto di nascita e tutti abbiano il diritto inalienabile di ottenere, attraverso un lavoro o una rendita, le necessità basilari per l'esistenza, come dichiarato dalla Carta Universale dei Diritti Umani: alimenti, vestiario, abitazione, cure mediche ed istruzione.
Oggi vi sono 2,5 milioni di italiani che faticano a mangiare, oltre 7 milioni di poveri.

La domanda eventualmente da porsi potrebbe essere: "Possono il posto di lavoro fisso o flessibile garantire queste necessità basilari?"

Non è detto. Possiamo ottenere le necessità basilari e avere stabilità sociale anche in una situazione di flessibilità del lavoro, in presenza di un'offerta di lavoro che superi la domanda, più lavoro che richieste di lavoro. Oggi vi è flessibilità del lavoro perchè non c'è lavoro per tutti.

Il posto fisso? L'idea della partecipazione dei lavoratori agli utili dell'azienda è un buon inizio, sarebbe necessario parlare di partecipazione alla gestione dell'azienda. Osserviano i limiti e i danni della gestione individuale dei mezzi di produzione: FIAT, PARMALAT, CIRIO etc.
Posto di lavoro fisso? Il Lavoro stabile per guadagnarsi da vivere è una necessità. Per questo deve esserci lavoro per tutti e tutti poter avere delle responsabilità nel mantenere il proprio posto di lavoro. Finchè c'è la proprietà individuale dei mezzi di produzione nelle medie e grosse imprese la stabilità del lavoro diventa un sogno, un miraggio e quindi anche la stabilità sociale.

Il governo è il solo responsabile di questa situazione, lavoro per tutti o precarietà, e nessun altro.
Non ci sono alibi, crisi internazionale o funeste condizoni climatiche... Il Governo deve creare posti di lavoro - ci sarebbero sia le misure sia i mezzi per farlo.

Ma sembra che sempre di più si parli di analisi della situazione senza azzardare ipotesi di soluzione: "oggi le aziende che soffrono di più sono quelle metalmeccaniche..." "Si arriverà ad un milione di posti di lavoro in meno a fine anno", "Siamo preoccupati per le ripercussioni sull'occupazione"... Poco si sente parlare di eventuali soluzioni.

Sarebbe ora di iniziare. Alla prossima.

2009-10-20 Tarcisio Bonotto

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