Cina: Il Gigante si è Ammalato, Noi Pure.
Il ritorno alla campagna dei lavoratori industriali
In Cina, nella regione di Shangai hanno chiuso nel 2008, 60.000 aziende, 100 mila capannoni, a causa di una diminuzione della domanda estera e i lavoratori si stanno riversando in massa nelle campagna da cui sono venuti.
Glielo avevamo detto che dipendere solo dal commercio estero sarebbe stato molto rischioso.
Infatti oggi, avendo puntato tutto su questo filone, senza aver consolidato il mercato interno della produzione e dei consumi locali, è come se anni di sviluppo al ritmo di crescita del PIL di 9-10% punti l'anno, fossero andati in fumo, senza lasciare nulla alla popolazione cinese.
>> Il consumo patriottico
"Spendete, spendete, spendete": lo chiede il partito comunista cinese all'intero Paese. Il nuovo strumento di propaganda su cui sta puntando Pechino per uscire dalla crisi è il "consumo patriottico". "Compra un appartamento (possibilmente in contanti) ed avrai aiutato il Paese"; "cittadini e istituzioni devono spendere quello che hanno guadagnato in un anno in consumi"; "non servono le guerre per dimostrare la propria fedeltà al Paese,...
Frasi di questo tipo si rincorrono sulla maggior parte dei quotidiani cinesi. La classe dirigente si rende conto che di fronte al calo drastico delle esportazioni, l'unica opportunità che ha la Cina per continuare a mantenere un tasso di crescita del prodotto interno lordo superiore all'8% (il valore necessario, a detta degli esperti, per mantenere la piena occupazione) è quello di stimolare i consumi interni. Non è detto che ciò ottenga l'effetto sperato. (1)
Ricominciare da zero. Questo il motto.
>> Inghilterra
L'inghilterra è alle prese con il dilemma se nazionalizzare o meno le banche, visto la perdita della Royal Bank of Scotland di circa 28miliardi di sterline, causa acquisizione della olandese ABN Amro.
Il Governo di Gordon Brown sta salvando le banche per salvare i conti correnti dei cittadini.
L'economia inglese è sotto pressione e più esposta ai venti di crisi, per il suo orientamento all'esportazione e produzione delocalizzata.
Ma se si optasse per una ristrutturazione del sistema economico inglese, per dare lavoro a tutti, nella produzione per i consumi locali, eliminando gradualmente la dipendenza per i prodotti da altri paesi, forse si realizzerebbe un più stabile equilibrio economico interno.
>> Italia
Anche l'Italia, che a detta dei politici sembra essere in una situazione più avvantaggiata rispetto a Germania, Inghilterra e Francia per il minore indebitamento delle famiglie, sta sperimentando un calo della produzione industriale del 10% a gennaio e dei consumi (dal 10 al 20% sugli alimentari), che non presagisce nulla di buono.
Mettiamo assieme le notizie che le banche abbiano dichiarato solo il 25% delle perdite, che stentino a finanziare le imprese, che la produzione industriale sia diminuita, (quindi caduta del fatturato, diminuzione dell'occupazione, dei redditi, dei risparmi) e avremmo un quadro più completo. Un coctail velenoso, che potrebbe investire mortalmente soprattutto le banche stesse.
La vecchia 'classe media', con un reddito dignitoso, era garanzia di sopravvivenza delle banche, perchè riusciva a risparmiare. Le banche hanno cambiato sistema, non prestano più al massimo fino al 100% del loro capitale (tramite la raccolta finanziaria), ma anche 30-40 volte tale limite, con manovre speculative azzardate, nel tentativo di allargare la messe.
Oggi vi è la tendenza alla contrazione del risparmio, dei consumi, della produzione, dell'occupazione... e della pazienza nel sentire i politici rassicurarci: "dobbiamo aver fiducia!", "il sistema tiene"...
Sarà il periodo nero che stiamo attraversando, che ci spinge a focalizzare la nostra attenzione sugli aspetti negativi di ogni evento, invece dei lati positivi, nella speranza di esorcizzare l'incombente sensazione di impotenza, ma vi è la sensazione che se non si tira fuori una cura da cavallo per la nostra economia, la crisi la dovremmo subire.
>> Abbozziamo una qualche soluzione?
Ecco venirci in aiuto qualche alternativa idea, presa da una teoria economica seria, non alternativa, poco conosciuta, ma che va al sodo, scontentando pochi per dare da mangiare a molti, anzi a tutti. Qual'è lidea?
In Italia il 10% della popolazione ha in mano il 52% della ricchezza (ISTAT 2008). Che fare quando oltre il 25% della popolazione è a rischio povertà? L'esempio di alcune aziende venete, che per non chiudere i battenti hanno ridotti a tutti i dipendenti lo stipendio del 10%, è significativo.
>> Detassazione fino a 25.000 Euro
Ebbene la proposta, anche se a grandi linee e da perfezionare - ma è l'intenzione che conta - sarebbe di eliminare le tasse sui redditi fino a 25.000 euro. Poichè circa il 75% dei redditi cade in questa fascia è necessario recuperare gli introiti statali mancati, aumentando di un solo 7-10% la tassazione sui redditi superiori a 120.000 euro.
Il motivo? Una famiglia vive bene con un reddito di 120.000 euro. Se togliessimo anche ulteriori 12.000 euro, con 108.000 euro netti, continuerebbe a vivere ancora bene.
Se su un reddito di 25.000 euro togliessimo il 27% in tasse, vale a dire 6250 euro, alla famiglia
verrebbe tolta una risorsa, non per vivere bene ma per la sopravvivenza.
In questo modo le famiglie spenderebbero di più, la domanda salirebbe, la produzione pure, l'occupazione non calerebbe di molto, il redditi si consoliderebbero. Anche la febbre diminuirebbe. Alcuni studi asseriscono che questa crisi aumenta di circa il 30% la probabilità di ammalarsi...
Detassazione sì, ma a patto di rivolgere l'attenzione produttiva al mercato interno, di avviare una trasformazione economica verso una produzione eco-sostenibile, democratica e decentralizzata. Altrimenti i mali della concentrazione della ricchezza, rimarranno.
No tax area: 25.000 Euro. Una azione alla Robin Hood, espressione del principio di solidarietà della nostra Costituzione, esternato recentemente anche dal Presidente Napolitano, che verrebbe a sostanziarsi in modo esplicito per salvare capra e cavoli. Altrimenti saranno cavoli nostri e loro...
1. Trattp da Claudia Astarita, blog.panorama.it/economia/2009/01/22/consumo-patriottico-la-ricetta-cinese-per-uscire-dalla-crisi/
|