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Home > Cultura > Non Pronto. Problema immigrazione? Non è un problema.
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Non Pronto. Problema immigrazione? Non è un problema.
Ma l'immigrazione selvaggia sembra non molto sostenibile

Infatti il lavoro e una casa, la scuola e la lingua, la sanità e la regolarizzazione diventano insostenibili se gli immigrati non hanno intenzione di diventare cittadini italiani a pieno titolo.

Nell'impatto tra culture diverse, vi è chi ci perde e chi ci guadagna, ma alla fine tutte ci guadagnano. La seccatura è il dover affrontare la conflittualità che nasce dal confronto di modi e maniere, consuetudini, abitudini, concetti e principi diversi per ogni cultura, etnia, nazione.

Non potendo evitare la sintesi socio-culturale che naturalmente da anni ci investe, dovremmo diventare il più universalisti possibile per assorbire gli aspetti migliori di tutte le culture e muoversi in avanti, verso un nuovo equilibrio della nostra esistenza individuale e collettiva, più maturo del precedente.

Una cosa è il principio del multiculturalismo: siamo una razza sola, quella umana, con tante sfaccettature.
Un'altra cosa sono i problemi pratici che l'emigrazione viene a creare sia come peso sociale-culturale che economico.

Nella storia si è sempre visto che quando le culture si intersecano, si sintetizzano: l'una prende i lati migliori dell'altra/e e viceversa. Se vi è la paura per una tradizione di soccombere, ciò significa che vi sono in essa dei dati deboli che vanno rafforzati. Un esempio: la preghiera degli islamici, in qualunque posto si trovino, per 5 volte al giorno, è forse un'ispirazione per noi a pensare più spesso alla spiritualità. La forte unità sociale dei mussulmani forse è un monito per noi ad avere più forti legami collettivi, ma allo stesso tempo l'approccio razionale all'esistenza di molti nel mondo occidentale dovrebbe far riflettere molti mussulmani: meno dogmatismi e più razionalità. Il conflitto sorge quando vi è intransigenza da entrambe le parti perchè non si vuole o si può cambiare, quando si pensa di essere nel giusto o una parte deve soccombere all'altra.

Per la questione pratica della convivenza sociale si sa che oltre il 10% di popolazione di immigrati, crea grossi problemi alla logistica e agli sforzi di integrazione.
Vedi Francia: in alcune città il numero di immigrati supera il 10% della popolazione.

Dal punto di vista culturale vedi l'esperienza Inglese delle enclavi di immigrati: scuole separate per le diverse nazionalità, hanno portato a centri di potere e controlo separati, non all'integrazione sociale, quindi a maggiore conflittualità.

L'integrazione è un'operazione bestiale perchè obbliga sia ospitanti che ospiti a trovare gli elementi, dei minimi comuni denominatori, per una convivenza equa, senza superiorità o inferiorità di razza, lingua, cultura e ciò avviene attraverso conflittualità, sforzi e cambiamenti non sempre indolori, ma utili al progresso umano.

Perchè agli immigrati non si dà piena opportunità di integrarsi e diventare cittadini italiani se lo volessero? Sappiamo che abbiamo bisogno di linfa fresca nel mercato del lavoro, e nella società come la nostra che sembra in decadenza... Un corso di lingua e cultura italiana, la conoscenza Costituzione, un lavoro. E chi non si volesse integrare, far parte a tutti gli effetti della comunità locale, fondere i propri interessi con gli interessi socio-economici del paese, che ritorni pure nel proprio paese d'origine, perchè dei disfattisti non ce ne facciamo nulla.

D'altro canto quando non sia possibile un'integrazione al 100%, le minoranze sociali devono avere tutto il rispetto che meritano e possono rimanere minoranze con usi e costumi e lingua propria, nel rispetto delle normative nazionali. Se queste vanno contro i diritti delle minoranze o della popolazione locale, vanno cambiate.
Dovremmo poter decidere i limiti numerici dell'immigrazione e accettare chi vuole diventare cittadino italiano.

Il multiculturalismo sembra sia una tendenza innata dell'essere umano, da che storia è storia. Perchè bloccarlo? Dovrebbe essere gestito.
Alla ricerca del minimo denominatore comune, si sono cimentati nella Costituzione Europea, alcuni parlamentari con la tentazione di introdurre il comma delle origini cristiane dell'Europa. Se andassimo più indietro le origini comuni sarebbero semitiche...
Ma tale soluzione confliggerebbe con la presenza di altre espressioni religiose presenti in Europa.
Al contrario l'umanesimo, nato dalla religione, come sentimento di rispetto per tutti gli esseri umani indistintamente dalla loro razza, censo etc., come base di convivenza per tutti, come minimo comune denominatore, si configurerebbe meglio, per il fatto che siamo tutti profondamente umani, prima ancora che "Homo Religiosus".

Dovremmo "affrontare" con spirito nuovo i problemi nati dal multiculturalismo.

2009-01-22 Tarcisio Bonotto

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