Siccità e privatizzazione dell'acqua: peggio di così...
Il problema nasce dalla proposta di liberalizzazione di tutti servizi pubblici, formulata dalla Comunità Europea su delibera dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), e descritta nel trattato GATS (Accordo Generale sulle Tariffe e Servizi). Oltre alla sanità, scuola, strade, ferrovie, poste, energia, anche la gestione dell'acqua rientrerebbe nel calderone dei servizi privatizzabili, per diverse ragioni.
a. Privato sembra sinonimo di maggiore efficienza, più concorrenza e prezzi più bassi, servizi migliori nel rispetto dei diritti dei cittadini.
b. Vi sono delle società multinazionali europee che spingono per la privatizzazione del servizio idrico, un pozzo di San Patrizio, visto che l'acqua non è un optional ma una necessità vitale.
c. Concorrenza? Quale?
Ebbene l'esperienza di privatizzazione dell'acqua a Chieti è stata all'insegna di un aumento dei prezzi di 5 volte, altri comuni hanno sperimentato la diminuzione degli investimenti privati per l'ammodernamento delle reti idriche. L'esempio delle autostrade potrebbe insegnare qualche cosa: mancati investimenti per 8 miliardi di euro...
Per queste ragioni il Comune di Grenoble (Francia), dopo aver privatizzato il servizio, si è ripreso la gestione della distribuzione e del trattamento dell'acque.
A Verona nasce la società 'Acque Veronesi'
Recentemente è stata costituita la società Acque Veronesi, una SCARL, Società Consortile a Responsabilità Limitata, di cui fanno parte e sono soci tutti i sindaci dei circa 70 comuni aderenti, per la gestione delle acque sul territorio provinciale.
Il problema di fondo?
La contestazione che viene mossa a questa operazione è che si passa da una gestione di società di diritto pubblico, i cui interessi sono le necessità primarie del cittadino a costi minori, ad una società di diritto privato la cui finalità è di favorire l'interesse dei soci, e l'obbligo del profitto, si parla di un minimo del 7% (le direttive WTO indicano il 15% per la distribuzione e un 20% per il trattamento delle acque), pena la chiusura, dopo tre anni di conti in rosso.
Per ora Acque Veronesi interamente a capitale pubblico, ha competenza sulla rete idrica, sulla distribuzione e trattamento. In effetti la gestione della rete passa di mano dal Comune interessato, alla Società stessa e se fossero presenti delle società private, la rete idrica potrebbe diventare di loro proprietà.
Ciò che è più pericoloso sembrano essere i principi che sottendono la ristrutturazione del settore, come dice Moni Ovadia, in un suo editoriale:
Ci sono risorse che appartengono al pianeta e a tutti coloro che lo abitano e non possono essere sottoposte a un meccanismo economico di sfruttamento, da parte di gruppi di potentati di qualche tipo.
Perché adesso vogliono privatizzare l'acqua, un giorno privatizzeranno l'aria e perché non le nostre vite e perché non il diritto ad esistere...
Questa mentalità, che si maschera dietro alle liberalizzazioni, in realtà vuole sottomettere alla logica del denaro qualsiasi pur minuscolo elemento dell'esistenza su questo pianeta. Questa è una deriva pericolosissima.
Ci hanno già provato proibendo ai contadini di raccogliere l'acqua piovana.
Come si fa a dichiarare privato qualcosa che scende dal cielo?
... Non ci può essere proprietà sulle ricchezze fondamentali del pianeta, tutte devono rientrare in un alveo di consapevolezza del fatto che esse appartengono a tutti gli uomini e che non debbono essere oggetto di compravendita ma che devono essere oggetto di distribuzione democratica ed uguale.
Da SCARL la società può divenire SPA, essere quotata in borsa, e ci possiamo trovare, come proprietario della rete idrica di Verona, un investitore giapponese, sudamericano etc.
Adesioni alla campagna
Sono già una settantina i comuni in Italia che si sono dichiarati per la ri-pubblicizzazione e gestione pubblica dell'acqua.
In particolare è stato stipulato un Protocollo di intesa tra sette comuni dell'interland milanese:
"Considerato che il riconoscimento dell'acqua come bene comune ha acquisito in questi anni una rilevanza e una capillare diffusione territoriale senza precedenti, tale da creare una forte consapevolezza sociale facendo divenire la battaglia per l'acqua il paradigma di un altro modello di società, i comuni dell'interland milanese, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni, Cinisiello Balsamo, Bresso Cormano, Cusano Milanino e Paderno Dugnano, stipulano un protocollo di intesa per far deliberare alla propria Giunta Comunale l'adesione alla campagna nazionale di raccolta firme per la proposta di Legge di Iniziativa Popolare "Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico" e a conseguire le seguenti finalità:
· Riconoscere i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale (Art. 1)
· Favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell'acqua, in grado di garantire un uso sostenibile e solidale (Art. 2)"
La legge di iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione dell'acqua, in dieci punti, è disponibile al sito
www.acquabenecomune.org, e potete firmare in molti comuni della provincia di Verona.
Siccità. Che fare?
Altra questione concomitante, che acutizza il problema della risorsa acqua, è la siccità progressiva che sta investendo le nostre aree. Che fare?
Molte proposte, ovviamente vanno a suggerire procedure per limitare l'uso dell'acqua, o eliminare gli sprechi, ma per molti autori un aspetto chiave per i prossimi anni potrebbe diventare quello della conservazione dell'acqua di superficie o piovana.
Visto che l'acqua di molti fiumi è inquinata, che non possiamo prelevare l'acqua dal sottosuolo (l'abbassamento della falda acquifera oltre i 15 metri causa desertificazione), è necessario per alcuni autori fare ricorso e conservare l'acqua di superficie o piovana, un programma per la conservazione dell'acqua decentrato sul territorio.
Creare dighe sui fiumi e rigagnoli, per impedire che l'acqua venga dispersa o che arrivi al mare senza essere sfruttata. Realizzare stagni, laghetti, bacini per raccogliere l'acqua piovana dove essa cade, canalizzazioni per il trasporto dell'acqua dai bacini.
Inoltre aumentare del doppio il volume dei serbatoi dell'acqua potabile, meglio decuplicarne la capacità.
Riforestare: rimboschimento e piantumazione di alberi su più filari, lungo le rive dei fiumi, rigagnoli, stagni, bacini, poiché oltre ad assorbire la CO2, (che costituisce il 50% dei gas serra), ritengono acqua nelle loro radici, acqua che rilasciano lentamente, mantenendo i livello della falda acquifera e l'umidità del terreno. Essi favoriscono inoltre le precipitazioni in loco e la mitigazione del microclima locale. Verona è coperta di boschi solo per il 12% del suo territorio e necessiterebbe per lo meno del 30%.
E stato descritto da diversi autori un progetto scientifico di conservazione dell'acqua con riforestazione intensiva, il decentramento di piccoli bacini e l'aumento delle riserve idriche.
"Io speriamo che me la cavo", diceva uno studente della scuola di Barbiana..., speriamo di agire per tempo, così che ce la caviamo tutti.
Tarcisio Bonotto
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua:
www.acquabenecomune.org
Proutist Universal:
www.emergenzaacqua.net