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VENDESI LAVORATORE A PREZZO TRATTABILE

Vendesi lavoratore di 20 anni al miglior offerente: buono stato di salute, altissime difese immunitarie (non si ammala mai), buona formazione, asindacale, solerte, instancabile ed indefesso. Forse state penando al ritorno della tratta degli schiavi? No, questo è l'avviso che già da oggi potremo leggere per chi intende vendere e per chi cerca lavoro. Da settembre 2003 è in vigore il Decreto Legge attuativo di delega al governo in materia di lavoro, che trasforma il precariato in costante sociale (per permettere maggiori voti di scambio e clientelismo politico), manipolando il sistema di norme e tutele costituito dal diritto del lavoro, sbilanciando la contrattazione collettiva a favore delle aziende, polverizzando e inghiottendo il mercato del lavoro, lasciando le lavoratrici e i lavoratori più isolati, divisi e insicuri. E' come se il codice penale fosse stato modificato in favore di chi volesse delinquere, poi dando vita a figure e strutture legali che assistono chi delinque. E' ritornato il caporalato, abolito negli anni 60. Diversi soggetti privati potranno commercializzare il lavoro "altrui" operando intermediazione di manodopera: agenzie private, camere di commercio, consulenti del lavoro, Enti pubblici, scuole e università pubbliche e private, organizzazioni sociali, associazioni, enti bilaterali. I lavoratori più anziani, senza formazione, le donne e gli immigrati non saranno un buon affare per questi soggetti e allora i servizi pubblici per l'impiego, con sempre meno soldi, diventeranno il miraggio dell'ultima spiaggia. Una miriade di nuovi e vergognosi contratti di lavoro, di cui la maggioranza a tempo determinato e resi individualizzati. Per il governo Berlusconi l'Italia deve detenere il mercato del lavoro più flessibile e libero d'Europa e questa è la nuova ricetta economica per rilanciare una crisi socio-economica, oramai strutturale, utilizzata sempre più dai governi di destra per uscire dalle recessioni economiche, incrementare l'occupazione, far crescere i consumi degli individui, tassare i ceti popolari e medi, ridurre il deficit di spesa pubblica. Il problema è che i politici immaginano che dando la possibilità di lavorare per qualche ora al mese agli italiani, questi potranno far rimettere in moto l'economia e così incentivare gli investimenti delle aziende. Questo potrebbe funzionare, eccetto la menzogna dell'aumento occupazionale, se dall'altro lato la politica economica non portasse al salasso il reddito delle famiglie. I lavoratori oramai non chiedono più aumenti salariali, anche su suggerimento dei loro rappresentanti sindacali; però a metà del mese sempre più lavoratori chiedono ai loro datori di anticipare la paga salariale in quanto le uscite del mese hanno prosciugato l'ultimo mensile. Oggi, anche con l'introduzione di una moneta unica europea, per un paese non ancora pronto come l'Italia, è proprio vero che alla fine del mese non si arriva più! Il 16 settembre, infatti, le quattro maggiori associazioni dei consumatori hanno proposto uno "sciopero della spesa", a dimostrazione che le famiglie non ce la fanno più. Qualche lavoretto precario e saltuario potrebbe aumentare il numero statistico degli inoccupati e disoccupati, ma non possiamo chiamarlo lavoro dignitoso. In più la manovra economica in essere sta portando alla privatizzazione di tutto quello che può massimizzare il profitto: sanità, scuola, università, acqua, ecc. Cos'altro vorranno massimizzare in futuro? Un lavoro è dignitoso quando può contare su una buona difesa contro i licenziamenti e di ammortizzatori in caso di licenziamento, nella garanzia di percorsi di formazione professionale qualificanti, sulla possibilità di partecipare alla gestione della propria azienda e di collegare la retribuzione alla redditività aziendale, sulla certezza del reddito e delle pensioni, sulla sicurezza sul lavoro. Di tutto ciò non c'è traccia né nell'attuale politica, né tanto meno in quelle passate.

IL LAVORO CHE CAMBIA... IN PEGGIO

L'impresa già da oggi potrà scegliere tra più di 40 contratti di lavoro (somministrazione, lavoro condiviso, lavoro intermittente, contratto di progetto, contratto di inserimento, ecc.) con meno tutele e senza un reale diritto alla retribuzione in caso di malattia e infortunio, senza una copertura previdenziale dignitosa, con il lavoratore sempre a disposizione dell'impresa. Con il nuovo contratto di somministrazione a tempo indeterminato, ad esempio, un lavoratore potrà lavorare per tutta la vita nella ditta XX Srl, ma essere dipendente della ditta YY srl di somministrazione. Non avrà le stesse tutele tipiche dell'azienda in cui avrebbe lavorato realmente (l'articolo 18, malattie, permessi, ecc.), in quanto è come se egli lì esista solo apparentemente. Tale principio potrà essere applicato anche nella pubblica amministrazione. I co.co.co diventeranno lavoratori a progetto, rinnovabili e pagati come lavoratori autonomi, senza diritti: in caso di malattia o infortunio, il rapporto si sospende senza garanzie; se le assenze superano i 30 giorni o un sesto della durata definita, il rapporto terminerà automaticamente.

GLOBALIZZAZIONE E MASSIMIZZAZIONE: LE RISPOSTE DEL PROUT.

Gli approcci economici neo-classico e neo-liberale, appartenenti alle posizioni radicali del capitalismo maturo, hanno fatto proseliti, successivamente all'era tacheriana e reaganiana, arrivando fino ai giorni nostri con una potente offensiva delegittimatrice del ruolo regolatore di welfare dello Stato e di netta riduzione dei diritti dei lavoratori. Invece, il PROUT vede nel potere d'acquisto della forza lavoro e nel consumo delle masse il principale motore di sviluppo dell'economia e non nell'accumulazione non regolata di ricchezza. Le politiche di globalizzazione dell'economia non dovrebbero meravigliarci più di tanto, in quanto non è tanto l'omnicomprensione dei rapporti e degli scambi umani che ci deve spaventare, in quanto esistenti da sempre (le patate e il riso in Europa chi ce l'ha portate?). L'effetto devastante della globalizzazione, senza diritti, di questa particolare fase del ciclo capitalistico, risiede nella massimizzazione di tutto ciò da cui si può trarre accumulo di ricchezza e profitto: se la salute delle persone è un bene prezioso ed è in gioco, ecco che si decide di ridurre il numero degli ospedali, si liberalizza la sanità, si aumentano i ticket. Nel mondo della scuola, della gestione delle risorse idrico-energetiche, della pubblica amministrazione, la filosofia di fondo rimane la stessa: massimizzare il profitto. La politica della globalizzazione, senza diritti, sguaina così la propria doppia lama: dal lato della politica economica estera, diventa l'arma per soffocare esternamente i diritti altrui (facoltà delle multinazionali di brevettare piante e semenze); dal lato della politica economica interna, strumentalizza la crisi economica, da essa stessa provocata, abolendo le leggi sul diritto del mercato del lavoro. E' così che la politica della globalizzazione, tanto elogiata dai governi occidentali e filo-occidentali dei paesi in via di sviluppo, si trasforma, nel mercato del lavoro interno, da strumento di difesa, a mezzo d'attacco dei diritti dei lavoratori. Gli Stati Uniti, principale sostenitore della global-economy, è il primo che erige barriere protezionistiche nei confronti del mercato economico interno, ma tuttavia, in contrasto alla scuola neo-liberista, sta adottando politiche keynesiane di spesa pubblica e riduzione dei tassi di interesse per le aziende, senza nessun intervento diretto all'aumento del potere d'acquisto delle persone, aumentando il loro regime di tassazione (ciò vale anche per gli altri Paesi sviluppati). Anche l'attuale governo italiano, per bocca di Bossi, ha proposto barriere doganali contro l'estremo oriente ed attua una politica di sostegno, in senso unico, a favore delle imprese, tassando invece il reddito procapite e riducendo il potere d'acquisto delle persone. Il PROUT, invece, supera il dilemma provocato dalla globalizzazione per la massimizzazione, senza diritti, con il principio della massima utilizzazione progressiva, in accordo al cambiamento dei fattori temporali-geografici-personali, delle risorse fisiche, intellettuali e spirituali, mondane e sovramondane (nel sito del Prout.it si potranno leggere le definizioni e applicazioni dei principi del PROUT). Secondo il PROUT l'uscita dall'attuale crisi senza soluzioni, creata dal capitalismo moderno, comprendendo sia quello dei paesi occidentali, che il modello di socialismo-orientale alla cinese, sta nel sostenere politiche, in accordo ai cambiamenti di luogo-storia e persone, di incremento del potere d'acquisto, per sostenere il consumo e quindi la produzione, all'interno di un circolo virtuoso tra crescita economica, globalizzazione dei diritti e localizzazione dell'economia.

2003-09-26 Massimo Capriuolo


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