EMERGENZE: ACQUA E NECESSITA' PRIMARIE
2003 anno dell'acqua ma non è l'unica emergenza.
L'acqua non è un bene economico: è una risorsa primaria che soddisfa una necessità minima di importanza vitale, non solo per l'essere umano, bensì anche per ogni organismo vivente, sia animato (cioè dotato di un suo codice genetico) che inanimato. A ridurre la quantità di acqua utilizzabile a livello geografico è oltre l'impraticità di alcuni fiumi e bacini; l'irrazionale distribuzione dell'acqua in condutture idriche fatiscenti, anche le varie forme di inquinamento ambientale acquatico.
L'utilizzo dell'acqua sta vedendo il diffondersi di un unico imperativo: liberalizzare lo sfruttamento della risorsa idrica. I Paesi in via di sviluppo allorché chiedono dei prestiti economici per la costruzione di opere finalizzate all'approvvigionamento di acqua (dighe, acquedotti, pozzi, ecc.) alla Banca Mondiale, questa li cede a patto che le opere siano realizzate e gestite in regime di liberalizzazione: i prestiti versati ai Paesi poveri dal fondo mondiale vengono così, indirettamente, restituiti sotto forma di profitti per le imprese multinazionali, che a loro volta finanziano la Banca Mondiale. Nei paesi sviluppati, i servizi idrici, invece, sono già in fase di privatizzazione. La gestione dell'acqua in Italia avveniva sulla base di bacini idrografici: riscoprendo il concetto di solidarietà, qualunque azione doveva essere programmata dalle autorità pubbliche di bacino, per l'utilizzo della risorsa "acqua". Oggi, tale programmazione pubblica rischia di essere sorpassata, con l'ingresso dei privati nella gestione di tali bacini.
Apprezzabile è l'idea dei sostenitori di un Manifesto dell'Acqua, tra cui c'è l'Associazione Solidarietà e Cooperazione, di far entrare la questione dell'acqua ed il diritto dell'umanità a tale risorsa, all'interno dei Parlamenti e dell'O.N.U.
Esistono soluzioni praticabili per ridurre il consumo di acqua, ma a questo punto non sono tanto le soluzioni tecniche che permetteranno a tutta la popolazione mondiale di poter utilizzare l'acqua (popolazione che è in continua crescita, comportando con ciò aumento di produzione di beni e prodotti, con conseguente impoverimento delle risorse idriche). Le soluzioni tecniche esistono ed alcune possono essere così descritte e praticate:
- riutilizzo delle acque reflue urbane trattate e depurate ai fini irrigui in agricoltura e ad un prezzo inferiore per gli agricoltori;
- riutilizzo delle acque reflue urbane trattate e depurate anche per quelle attività produttive in cui non sia necessaria l'acqua potabile (raffreddamento, lavaggio, diluizione, ecc.);
- obbligo nell'utilizzo di apparecchiature tese a ridurre il volume di acqua erogata nelle abitazioni, aumentando la pressione di uscita dell'acqua dalle tubazioni e riducendo la quantità di ossigeno libero nelle tubazioni medesime.
Possibili sono anche diverse soluzioni ad indirizzo politico, tra cui:
- gestione della risorsa idrica a livello di bacini idrografici, permettendo anche alle aree povere di acqua, ma con almeno minima piovosità, di realizzare piccole dighe al fine di irreggimentare l'acqua pluviale;
- dare la precedenza alle autorità pubbliche ovvero a forme di società ad azionariato cittadino od a forme miste, per la gestione della risorsa idrica.
Sicuramente, anche le altre risorse, che il PRO.U.T. definisce necessità primarie (alimentazione, istruzione, cure sanitarie, servizi di pubblica utilità, ecc.), richiedono un'adeguata attenzione da parte dell'opinione pubblica. Forse, a differenza dell'acqua, la loro origine non rende la loro importanza del pari evidente. Si tratta di risorse processate, cioè provenienti da più trasformazioni e differenti da area ad area geografica del pianeta, a differenza dell'acqua che è uguale in ogni Paese e soggetta a poche trasformazioni.
Sarebbe forse giusto costituire un "cartello" delle necessità minime primarie, a partire dalla cui garanzia ogni Paese costruisca il proprio sviluppo economico in una nuova ottica di democrazia economica.
La democrazia economica non è solo diretta alla liberazione economica della gente, bensì ha come prerogativa anche la giustizia sociale. Sotto questa luce, una molteplicità di ambiti ricadrebbero nel proprio raggio d'azione. Democrazia economica è anche il riconoscimento del diritto dei cittadini alla cogestione delle risorse produttive e alla cooperazione-coordinata, il diritto alla priorità nell'utilizzo delle risorse economiche da parte della gente locale, la garanzia delle minime necessità vitali a tutte le persone.
Nel sistema proutista, diritto di nascita spettante ad ogni individuo è la garanzia delle minime necessità fondamentali, di cui una parte attraverso l'incremento del potere d'acquisto, mentre altre gratuitamente. I primi passi di una democrazia economica dovrebbero venir compiuti osservando tale diritto che è vitale per una democrazia in generale.
Non dovrebbero esistere limiti massimi per le minime necessità fondamentali, che dovrebbero incrementare col potere d'acquisto. Variabile che influenzerà tali minime necessità sarà il cambiamento dei fattori tempo, luogo e persona, per cui se il clima di una regione è più caldo di quello dove invece esso è rigido, agli abitanti della seconda regione dovranno essere messi a disposizione indumenti adatti al luogo e alle rispettive necessità. Attraverso la soddisfazione delle minime necessità vitali, grazie ad un progressivo incremento del potere d'acquisto e all'offerta di servizi sociali gratuiti, tutti gli individui verranno posti in grado di sostenere un sufficiente livello di sussistenza.
Una volta che le minime necessità della popolazione saranno state pienamente soddisfatte, i beni e i servizi eccedenti, rispetto alla distribuzione delle prime, dovranno assegnarsi in accordo al valore sociale svolto attraverso la mansione lavorativa di ogni individuo. In primo luogo, quindi, le minime necessità dovrebbero essere garantite a tutti. Ma poiché le scienze seguono un processo di continua evoluzione e con esse lo stesso essere umano, anche la nozione di minima necessità sarà soggetta ai cambiamenti di tempo, luogo e persone.
Le esigenze della vita contemporanea sono in mutevole e continuo cambiamento e perciò dovranno cambiare i mezzi adatti a soddisfarle. Questi mezzi tesi a soddisfare le nuove esigenze possono chiamarsi amenità sociali, distinguibili in speciali e massime. Le prime andrebbero garantite sotto forma di beni e servizi, in relazione al valore sociale del proprio contributo sociale svolto. Le seconde, attraverso un adeguato potere di acquisto, invece, si rivolgono a tutti gli individui con capacità medie o anche privi di particolari abilità, quindi la maggioranza della popolazione.
Sono le amenità massime che permetteranno alla collettività, in un contesto di democrazia economica, di accrescere velocemente la capacità d'acquisto delle persone, senza comportare effetti inflazionistici. In pratica, ciò che oggi è considerato un bene o un servizio di lusso, ad esempio la prima classe nei trasporti ferroviari, domani potrà considerarsi un bene o servizio semi-essenziale, ossia assegnabile a tutti gli individui di ordinarie capacità. Di questo passo, delle prime classi potranno usufruirne anche coloro che oggi non possono farlo solo per motivi economici. Allo stesso tempo, a quegli individui, che si distinguono per particolari abilità, verranno garantite altre amenità speciali, come viaggi in aereo (ad esempio: missionari, parlamentari, ecc.).
|