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NO ALLA GUERRA

Non c'è un motivo, un unico motivo ragionevolmente razionale per fare questa assurda guerra. Eppure la guerra si farà perchè gli Stati Uniti al di sopra di ogni giudizio contrario così hanno deciso.

Ci dicono che la guerra serve per disarmare Saddam Hussein che minaccia l'Occidente con le armi di distruzione di massa. Eppure prospera in tutto il mondo un mercato lecito ed illecito di armi di tutti i tipi tollerato ed incentivato da quegli stessi occidentali che adesso inneggiano alla "guerra santa contro il terrorismo" e fanno leggi per incentivare questo mercato, vedi la legge 185 discussa dal Parlamento italiano.

Ci dicono che la guerra servirà per portare la democrazia in un Paese, l'Iraq, dominato da un pericoloso dittatore che tenta di destabilizzare l'intera area medio orientale. Allora uno si chiede quale messaggio di civiltà, di emancipazione sociale, di quale tipo di libertà si parla se per stabilire la democrazia bisogna farlo con le aberrazioni della guerra. Cosa penseranno sia la democrazia le popolazioni di questa parte del mondo vedendo arrivare interi eserciti armati fino ai denti e disposti a fare tavola rasa di qualsiasi cosa o persona si trovino di fronte. Probabilmente queste stesse popolazioni, che, a causa dei loro governi, già patiscono calamità come la fame e il sottosviluppo, un'idea della democrazia all"Americana" già se la saranno fatta con l'esperienza della "Prima guerra del golfo", l'Afgfanistan e la Palestina.

Ci dicono che la guerra serve a sconfiggere il terrorismo amico di Saddam. Ma quanto più gli USA inneggiano alla guerra tanto più aumenta tra le popolazioni islamiche l'odio per l'occidente guerrafondaio e, di conseguenza, aumentano i pericoli e le probabilità di attentati terroristici. Altro che risolvere il problema; la guerra sarà la giustificazione sotto cui si coprirà l'estremismo islamico per giustificare la sua violenza! Sotto questo punto di vista, appoggiare la guerra, significa esporre le popolazioni occidentali ad una condizione di maggior pericolo. Senza poi mettere in conto  la condizione di paura collettiva permanente, con le ripercussioni psico economiche che ne conseguono che, aggiunta all'attuale situazione di crisi economica globale potrebbe diventare devastante per l'intera società.

Ci dicono di non preoccuparci perché la guerra durerà poco, sarà una guerra lampo, giusto il tempo di scacciare Saddam. Ma siamo proprio sicuri che sarà così? Le circostanze attuali portano a pensare che una ferita di questo genere, soprattutto se questo atto di forza non verrà avallato dall'ONU, che bene o male rappresenta le nazioni a livello planetario, avrà conseguenze destabilizzanti in tutto il mondo e darà l'occasione a qualsiasi Paese di giustificare qualsiasi atto d'aggressione nei confronti di altri.

Ci è stato detto che questa guerra servirà per stabilizzare il prezzo del petrolio, anzi il nostro ministro dell'industria Marzano afferma che senza orma di dubbio dopo la "guerra lampo" (?) il barile di stabilizzerà sui 25$. Ma viene immediatamente smentito dagli esperti che parlano di un prezzo sopra ai 30$ i più ottimisti fino agli 80$ dei più pessimisti. Se così fosse si spazia tra il rischio di un forte aumento dei costi dei carburant,i alla paralisi dell'economia per l'eccessivo ed insostenibile costo; fate voi.

Ci viene detto semplicemente che questa guerra sa da fare punto e basta perché i governi di USA, Italia, Regno Unito, Spagna ed altri Paesi, sono sostenuti dal loro mandato popolare avendo vinto le competizioni elettorali nei loro singoli Stati. Eppure la maggioranza assoluta della popolazione di questi Paesi, da sondaggi recenti, si dichiara contraria alla guerra senza se e senza ma. E allora di quale rappresentanza si arrogano questi governi e quali sono gli scopi e gli obbiettivi di questa scellerata presa di posizione che nasconde in sè un atto criminoso nei confronti dell'intera umanità?

L'intento è presto smascherato nonostante la propaganda massmediatica di proporzioni totalitarie con cui l'idea della guerra e dei suoi sostenitori si mantiene a galla. Il controllo delle fonti e del costo del pertolio di cui quell'area è ricca. Il fronte che sostiene l'amministrazione Bush in questa scellerata avventura, sostiene gli interessi delle multinazionali occidentali del petrolio di cui il governo Usa ora è il garante. E' risaputo che il controllo di una risorsa come il petrolio da cui dipende tutta l'economia occcidentale: fonti energetiche, produzione, traffico, commercio, ecc. significa mantenere uno stato di egemonia e di privilegio nei confronti dell'intera società nonchè salvaguardare i propri patrimoni azionari nelle borse di mezzo mondo.

Ora questa egemonia sta venendo meno perché varie nazioni produttrici di petrolio cercano di crearsi una propria autonomia non vendendo più l'oro nero a prezzi
stracciati ma di ricavarne un maggior profitto per i propri interessi nazionali o personali. Fino ad oggi l'egemonia delle multinazionali è stata possibile alla mediazione USA che è sempre riuscita a mantenere la propria supremazia tramite la sua forza economica. Difatti una crisi in  qualsiasi parte del mondo era possibile risolverla mettendo sul piatto dei così chiamati "aiuti economici" che permetteva agli Stati Uniti di mantenere insieme le varie provincie del loro "Impero Economico". Ma ora con la grave crisi che  soffoca il mercato globale intaccando  profitti e consumi e l'aumento di richiesta di  "aiuti" ed autonomia  di vari Paesi dissidenti,  le multinazionali usano i loro governi per ristabilire la supremazia, richiedendo sempre più spesso e con maggior insistenza, l'uso della guerra.

Sostenuti da un'intelligentia ben pagata e da una propaganda massmediatica che ricorda i più feroci despoti della storia moderna Bush e i suoi alleati si fregiano dell'alloro dei virtuosi sostenitori della libertà e della democrazia inneggiando alla guerra, portando il pianeta sull'orlo della follia.
Il governo degli Stati Uniti d'America non tenendo conto delle direttive ONU e del suo consiglio di sicurezza, rivendica un ruolo di supremazia e di dominio come unica potenza economica e militare sul pianeta. Cerca di affermare, se ancora ce ne fosse il bisogno,la sua natura imperialista isolandosi dal mondo e confermando la inattualità del suo ruolo nei confronti di una società umana che ha sempre più bisogno di cibo invece che di bombe, di valori morali e spirituali invece che di ipocrisia e di manipolazione dell'opinione pubblica.

2003-02-14 Dante Nicola Faraoni

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