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Manifestazione FAO giugno 2002
foto di Mauro Mazzerioli
Manifestazione FAO giugno 2002

IL VERTICE FAO SULL'ALIMENTAZIONE
per una migliore distribuzione delle ricchezze

Nel 1996 i rappresentanti di 185 paesi firmarono la Dichiarazione sulla Sicurezza Alimentare e s'impegnarono a cooperare per estinguere le cause della fame e della povertà nel mondo, fissando l'obiettivo di dimezzare il fenomeno entro il 2015.
Un anno prima era entrato in vigore l'Accordo sull'Agricoltura scaturito dall'Uruguay Round, il ciclo di negoziati che portò alla nascita del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). Quest'accordo prevedeva di regolare il commercio agro alimentare orientandolo verso il libero mercato che in sostanza ipotizzava l'abbattimento progressivo delle barriere doganali. Anche se il documento non riporta ufficialmente l'intento di combattere la fame nel mondo, gli organismi sovrannazionali che lo applicano, come Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e WTO propagandano la liberalizzazione del commercio agro alimentare come mezzo indispensabile per estirpare la povertà.
In realtà gli obbiettivi prefissati dagli organismi internazionali si sono rivelati un totale fallimento e la situazione in cui versa oggi il pianeta ne è la controprova: un miliardo e duecentomila persone vivono in condizioni di estrema povertà.

Questa condizione è ancor più grave se si considera che la povertà non è solo un fenomeno dei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo: questa piaga sociale si è riaffacciata anche nei Paesi in via di Sviluppo come Argentina, Brasile, Filippine, Indonesia, Tailandia. E' da osservare che parallelamente al drammatico fenomeno della fame, si è avuto in questi ultimi anni un aumento della concentrazione della ricchezza nei Paesi Ricchi. Un recente rapporto dell'ONU afferma che ogni tre secondi muore un bambino per cause di denutrizione, mentre ogni due secondi un super manager può guadagnare quello che un operaio italiano riesce a portarsi a casa in un mese.

Le cause di questo regresso sono da imputare alle politiche predatorie che la Globalizzazione economica ha applicato in questi anni, favorendo i gruppi multinazionali, forti della loro influenza sugli organismi internazionali come WTO, FMI, BM e queste politiche hanno avuto come risultato un aumento inaccettabile delle disuguaglianze sociali ed economiche.

L'apertura dei mercati predicata dalla triade WTO, FMI, BM, in realtà ha distrutto anche quei tessuti produttivi di piccoli agricoltori che sostenevano l'economia locale di tanti Paesi.
Costatato il fallimento di queste politiche agroalimentari, è necessario ed altamente indispensabile ristabilire l'equilibrio economico a livello planetario e trovare sistemi alternativi alla follia della Globalizzazione economica, pena una irreversibile catastrofe umanitaria.

Proutist Universal individua la causa di questo disastro nella non sostenibilità dei modelli economici proposti dall'ideologia neoliberista, che predica il profitto ad ogni costo senza tener conto nè dei diritti nè delle necessità primarie dell'essere umano.

Per questo motivo chiediamo:
1. La soppressione degli organismi sovrannazionali WTO, FMI, BM responsabili, tramite le loro politiche economiche, della morte per denutrizione di milioni di persone.
2. Il passaggio dei compiti e dei ruoli prima sostenuti dalle sopracitate organizzazioni a nuovi Organismi controllati dall'ONU.
3. La riforma dell'ONU, rendendolo rappresentativamente più democratico e togliendo veti ed influenze egemoniche dei Paesi Ricchi.

Inoltre si devono trovare sistemi alternativi di sviluppo socio economico in grado di instaurare l'autosufficienza alimentare nei Paesi privi di sviluppo economico.
La teoria PROUT (www.prout.it) sostiene che il primo obbiettivo di un sistema economico è di garantire il fabbisogno minimo ad ogni singolo individuo e cioè: cibo, vestiario, casa, sanità, istruzione. Un'economia bilanciata e attenta ai diritti umani deve primariamente soddisfare queste necessità.
Lo strumento che il Prout mette a disposizione per realizzare questo primo obbiettivo è l'Economia Popolare, una delle branche dell'Economia Quadridimensionale ideata da P. R. Sarkar. L'Economia Popolare è stata concepita come strumento per soddisfare la copertura dei fabbisogni economici essenziali di una comunità ed è particolarmente efficace nello sviluppo delle economie dei Paesi poveri del terzo mondo. E' anche molto efficace nei Paesi in via di sviluppo.

La sostenibilità di un sistema economico, come abbiamo detto, sta nel garantire il fabbisogno minimo a tutta la popolazione ed è per questo che l'Economia Popolare incentra i suoi sforzi sullo sviluppo della produzione, distribuzione, commercializzazione, vendita e consumo dei beni di primaria necessità. Perciò incentra l'attività economica sullo sviluppo dell'agricoltura, dell'edilizia popolare, e di tutti quei settori industriali collegati direttamente al soddisfacimento di queste necessità primarie.

Gli obbiettivi principali dell'economia popolare sono:

1. Lo sviluppo dell'economia rurale.
2. La socializzazione per fasi successive della terra nelle mani di coloro che ci lavorano fisicamente o intellettualmente per garantire un'adeguata produzione.
3. Programmi di formazione professionale per impartire le competenze che rendano possibile trovare impiego nella località rurale o urbana d'origine.
4. Collocamento nel lavoro.
5. Il raggiungimento dell'autosufficienza nella produzione alimentare

Nell'Economia Popolare il fabbisogno minimo è assicurato attraverso il potere d'acquisto garantito che dovrebbe essere sancito anche dalla Costituzione di ogni Paese come un diritto umano fondamentale o cardinale. Un reale processo di allargamento dei diritti umani deve passare per un percorso di acquisizione di questo elementare principio di Democrazia Economica il quale garantirà alle persone la sicurezza sociale.
Inoltre l'Economia Popolare sostiene la necessità di uno sviluppo economico in sintonia con le esigenze dell'ambiente.

Il Prout sostiene che l'economia debba essere prevalentemente indirizzata alla produzione e al consumo del mercato interno perché, prendendo questa direzione, si può ottenere una crescita maggiormente stabile e duratura.
"La localizzazione dell'economia" tramite la formazione di zone socio economiche autosufficienti è secondo il PROUT la vera alternativa alle imposizioni della globalizzazione perché in questo modo tutti i popoli del mondo potranno godere di un vero sviluppo economico senza dipendere da altre economie. I Paesi poveri dovrebbero richiedere, oltre l'estinzione del debito, la possibilità di poter usare le proprie risorse naturali a favore dei loro mercati interni e cioè:

1. L'uso delle proprie materie prime (delle quali sono metodicamente derubati dai Paesi ricchi) per la produzione di prodotti necessari alla loro economia.
2. L'uso delle terre principalmente per la produzione del fabbisogno della popolazione locale e non per prodotti da esportare.

I Paesi più ricchi dovrebbero sostenere questo tipo di sviluppo basato sul principio della "Democrazia Economica". La localizzazione dell'economia non è basata su un principio di completa chiusura ai mercati esterni ma su una semplice logica di autosufficienza e libertà economica. Lo slogan del Prout è: "globalizziamo i diritti localizziamo l'economia". Alla luce di questo principio, gli scambi commerciali tra gli Stati dovrebbero essere regolati in funzione dell'emancipazione economica del Paese meno sviluppato e non di dipendenza drogata dai Paesi più ricchi come il sistema neoliberista ci insegna!

Proutist Universal Italia

Sito Internet: www.prout.it
Per informazioni o contatti: info@prout.it

2002-06-07 Dante Nicola Faraoni


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