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A CANNES L'ITALIA NON VUOLE DIMENTICARE

"Carlo Giuliani ragazzo", di Francesca Comencini, è il documentario scelto fuori concorso al festival di Cannes, rappresentante l'Italia insieme con altri film, primo tra tutti "L'ora di religione" di Marco Bellocchio. L'intento principale della Comencini è di non dimenticare gli orribili fatti di Genova, denunciando l'incomprensibile atteggiamento assunto dalle forze di polizia durante quei giorni di luglio. L'applauso ritmato e duraturo alla fine della proiezione serale del 21 maggio testimonia la totale riuscita dello scopo della regista nostrana.
Francesca Comencini, quei giorni di luglio, era li. Insieme con altri 33 registi ha filmato quei momenti, realizzando, grazie al coordinamento di Citto Maselli, "Un altro mondo è possibile". Gran parte del materiale utilizzato per la realizzazione di "Carlo Giuliani, ragazzo" viene proprio da questo documentario che ha fatto il giro del mondo.

Carlo Giuliani è stato definito, da subito, uno del popolo di barbari da cui difendersi, i blacK block. L'influenza dei media ha così legittimato il suo assassinio agli occhi di molti. Credere a questa versione dei fatti è però difficile. Lo è ancor di più dopo la visione del documentario presentato a Cannes dove emerge chiaramente, dalle parole della stessa mamma di Carlo, la neutralità, la bellezza e la profondità di sentimenti di un qualsiasi ragazzo di 23 anni " Condannato a morte e trucidato, in un paese che si definisce democratico ed in cui non esiste la pena di morte".

E' proprio contro quest'immagine dettata dai telegiornali che la Comencini vuole lottare. "Oltre a noi registi, a Genova, c'erano centinaia di persone che filmavano. Il mio intento è di dare un'immagine di quei giorni che somigli a noi stessi, non come fanno i telegiornali", con queste parole Francesca dà inizio alla conferenza stampa dopo la proiezione della mattina del 21 maggio.

"Mi colpirono le parole di pace del papà di Carlo subito dopo l'uccisione" Francesca rivolge così lo sguardo a Giuliano Giuliani, papà di Carlo, seduto allo stesso tavolo, "poi conobbi Haidi Gaggio Giuliani. La prima volta fu il 20 maggio al corteo di commemorazione per Carlo, poi a Porto Alegre. Qui mi raccontò la giornata di Carlo ed insieme decidemmo di impostare il documentare sulla sua testimonianza", dalle parole di Francesca s'intende che tra loro si sia instaurato un buon rapporto di fiducia.

Da quest'incontro nasce così l'idea del documentario: un intreccio tra Haidi Gaggio Giuliani che con un'ammirevole forza racconta la giornata di suo figlio e le immagini del corteo del Carlini che testimoniano l'evento. "Con Haidi abbiamo avuto l'ossessione di ritrovare Carlo nel tanto materiale in mio possesso. Lo trovai una mattinata dopo un lungo lavoro di ricerca. Ero con la montatrice del documentario, Linda Taylor. Lo trovammo a volto scoperto. Fu una grand'emozione".

Ed è proprio dal momento in cui Carlo è trovato che il documentario prende un'altra forma. Le parole della mamma già avevano messo in luce la fatalità della presenza di Carlo al corteo, indeciso se andare al mare con gli amici o partecipare alla manifestazione. Rivivere il suo tragitto prima della morte, però, e capire che la casualità l'ha portato di fronte la pistola che gli ha tolto la vita, suscita emozioni di rabbia quasi uniche.

Un ragazzo qualunque, dunque, " vittima della preparazione di un set cinematografico di cui possiamo immaginare quali siano i perfidi registi", come dice Giuliano Giuliani. Molti chiarimenti su quei giorni di Genova sono ancora da presentare, dunque. Nell'attesa la voce di un padre trafitto dal dolore ma deciso ad ottenere giustizia ringrazia sua moglie Haidi e Francesca Comencini, "ma soprattutto Carlo, che tra le tante cose che ha fatto, è riuscito a riempire anche un film".

2002-06-05 Francesca Cencetti

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